Il webinar
Nel terzo appuntamento del ciclo I RACCONTATORI DI STORIE incontriamo Mario Perrotta, che al Teatro Asioli di Correggio presenta La Trilogia della Famiglia: In nome del padre (giovedì 10 marzo 2022), Della madre (sabato 12 marzo 2022), Dei figli (sabato 19 marzo 2022). A guidare la conversazione sul percorso che l’attore e regista sta tracciando nel teatro di narrazione italiano, la dottoressa Nella Califano, autrice di un recente e accurato lavoro sul tema. È possibile seguire l'incontro in diretta streaming, venerdì 4 marzo alle ore 18, sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Ater Fondazione, oltrechè sul sito www.teatrinellarete.it Lo spettacolo
In nome del padre Un padre. Uno e trino. Niente di trascendentale: un solo attore interpreta tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi di fronte al “mestiere più difficile del mondo”. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di altrettanti dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli. Mario Perrotta Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri. La loro rappresentazione patriarcale che li voleva come bussole infallibili nel guidare la vita dei figli o come bastoni pesanti per raddrizzarne la spina dorsale si è esaurito irreversibilmente. Il nostro tempo è il tempo dell’evaporazione del padre e di tutti i suoi simboli. Ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. I padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa. In questo contesto di decadenza emerge forte una esigenza di nuove rappresentazioni del padre. Il linguaggio dell’arte – anche il linguaggio del teatro, in questo progetto di Mario Perrotta che ho scelto di accompagnare – può dare un contributo essenziale per cogliere sia l’evaporazione della figura tradizionale della paternità, sia il difficile transito verso un’altra immagine di padre, più vulnerabile ma più umana, della quale i nostri figli, come accade a Telemaco nei confronti di Ulisse, continuano ad invocare la presenza. Massimo Recalcati uno spettacolo di Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati con Mario Perrotta collaborazione alla regia Paola Roscioli aiuto regia Donatella Allegro costumi Sabrina Beretta musiche Giuseppe Bonomo, Mario Perrotta produzione Teatro Stabile di Bolzano nell'ambito de La trilogia della famiglia Della madre Dopo aver indagato la figura evanescente dei padri contemporanei, il secondo capitolo della trilogia In nome del padre, della madre, dei figli sposta la lente di ingrandimento sulla figura della madre. Una figura che, per buona parte degli italiani, ha mantenuto costante nel tempo una sorta di sacralità e onniscienza che la rende ingiudicabile, al di sopra del bene e del male. Una visione patologica – tutta nostrana – che impedisce a una donna di dichiarare, e sanamente, la propria fragilità di fronte al compito materno, costringendola a dover esser madre “per sempre”. Mario Perrotta La maternità non è un’esperienza di centramento ma di decentramento. È la gioia nel vedere il proprio frutto imparare a camminare o a parlare, nel vederlo entrare nel mondo. Ma quando la maternità diventa patologia si passa dalla madre simbiotica dell’epoca patriarcale – la madre che non lascia andare il proprio figlio, la madre del sacrificio che vive la propria maternità come cancellazione della donna e dei suoi desideri – alla madre narcisistica, che vive la maternità come un handicap, una lesione, una ferita al proprio essere donna. Il figlio non è più ciò che completa il suo essere ma è vissuto come un ingombro alla propria affermazione personale. Mentre nella madre patriarcale la madre uccide la donna, nella madre ipermoderna e narcisistica è la donna che uccide la madre. Nello spettacolo di Mario Perrotta la grande intuizione drammaturgica è la messa in scena non della madre tout court ma della madre come maledizione che passa attraverso le generazioni, da nonna a nipote, una verticalizzazione profonda della questione materna che la psicoanalisi conferma sistematicamente: una donna può vivere in modo libero, creativo, generativo il rapporto con i propri figli solo quando ha chiuso il lutto della propria madre. Massimo Recalcati uno spettacolo di Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati con Mario Perrotta e Paola Roscioli e con Yasmin Karam aiuto regia Yasmin Karam scene Mario Perrotta costumi Sabrina Beretta video artist Hermes Mangialardo effetti speciali Laura Soprani, IMA Sfx Studios foto Luigi Burroni produzione Teatro Stabile di Bolzano, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale nell'ambito de La trilogia della famiglia Dei figli Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario – un giorno o anche una vita – pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare. Solo uno sosta lì da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al momento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero trasparenti. La casa è fluida, come le vite che vi abitano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le famiglie di origine degli abitanti: genitori, sorelle, cugini… 13 personaggi per un intreccio amaramente comico, un avvitamento senza fine di esistenze a rischio, imbrigliate come sono nel riflettere su se stesse. Mario Perrotta Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Se prima la giovinezza era legata alla pubertà e si concludeva con la fine dell’adolescenza, oggi l’adolescenza non è più il riflesso psicologico della “tempesta” psicosessuale della pubertà bensì una condizione di vita perpetua che tende a cronicizzarsi. Quando questo accade, in primo piano c’è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. L’adolescenza perpetua impedisce al figlio di divenire uomo assumendo le conseguenze dei propri atti anziché colpevolizzare il mondo degli adulti identificandosi nel ruolo della vittima tanto innocente quanto inconsolabile. Il nuovo spettacolo di Mario Perrotta indaga queste e altre sfumature dell’esser figlio sine die, senza però dimenticare la forza, lo splendore e l’audacia straordinaria della giovinezza. Massimo Recalcati uno spettacolo di Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati con Luigi Bignone, Dalila Cozzolino, Matteo Ippolito, Mario Perrotta e con – in video/audio – Francesco Cordella, Alessandro Mor, Marica Nicolai, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli, Maria Grazia Solano e con l’amichevole partecipazione di Saverio La Ruina aiuto regia Marica Nicolai costumi Sabrina Beretta luci e scene Mario Perrotta video Diane mashup Vanni Crociani, Mario Perrotta realizzazione scene Fabrizio Magara foto Luigi Burroni produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana Onlus, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, Permàr nell'ambito de La trilogia della famiglia |
In nome del padre, giovedì 10 marzo 2022
Della madre, sabato 12 marzo 2022
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